Avv. Luigi Federico Vaglini
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Modello 231: “Lo fo’? O non lo fo’? E se lo fo’… icchè lo fo’ a fare?

opportunità del modello 231

Un indimenticabile Carlo Monni nelle vesti di Geppetto in una scanzonata, sboccata e irriverente trasposizione teatrale del classico “Pinocchio” insieme a Ceccherini e Paci, disserta sull’opportunità di intagliare un burattino da un ciocco di legno di pino. Ha optato pe’ i’ farlo… e tutti (o quasi) sappiamo come è andata a finire!

La scorsa settimana ho incontrato un imprenditore presso la sua azienda a Prato. Dopo esserci confrontati per quasi un’ora sull’opportunità di adottare un Modello 231 il mio interlocutore si è guardato intorno in silenzio, poi mi ha fissato negli occhi e testualmente ha esclamato “Ma se lo fo’ icchè lo fo’ a fare?” iniziando a snocciolare argomentazioni che tra poco vi illustrerò.

Nonostante la disciplina trovi le proprie radici nel 2001, troppo spesso si trovano imprenditori completamente impreparati sull’argomento.

Il D. Lgs. 231 del 2001 inserisce per la prima volta nel nostro ordinamento giuridico la responsabilità amministrativa degli Enti per i reati commessi da soggetti ad essi riconducibili quali amministratori, dirigenti, dipendenti o terzi mandatari, nel proprio interesse o a proprio vantaggio. Viene pertanto scardinato il brocardo secondo il quale “societas delinquere non potest”.

Concretamente, il soggetto che commette uno dei reati presupposto previsti dal decreto (e sono molti… e molti ancora ve ne saranno inseriti…) trascina la Società in un procedimento giudiziario con il quale il giudice vuole accertare se la stessa si è dotata o meno di un Modello di organizzazione, gestione e controllo 231 per evitare che quel reato si verificasse e nel caso affermativo, esimerla dalle sanzioni.

Al contrario, invece, incorrerebbe in sanzioni di tipo amministrative e interdittive.

Le sanzioni amministrative sono di tipo pecuniario, sono applicate per quota in un numero non inferiore a 100 e non superiore a 1000, e ogni quota varia da 258 a 1.549 €. In questo caso all’imprenditore sarà “sufficiente” mettere mano al portafogli.

Le sanzioni interdittive sono le più gravi e possono mettere a repentaglio la continuità dell’azienda. Possono infatti riguardare il divieto di contrattazione con la pubblica amministrazione, fino ad arrivare alla revoca di autorizzazioni, licenze o concessioni funzionali allo svolgimento dell’attività e all’interdizione definitiva dall’esercizio dell’attività.

Adottare un Modello di organizzazione, gestione e controllo 231 significa predisporre una serie di procedure disegnate in maniera sartoriale sull’azienda tramite le quali vengono inseriti dei presìdi (quali, appunto, procedure), per evitare che l’azienda possa incorrere nella commissione di uno dei reati presupposto previsti dal D. Lgs. 231/2001.

Fatta la doverosa premessa, l’imprenditore ha continuato:

La mia Azienda, in oltre trent’anni, non ha mai commesso un reato. E mai ne potrà commettere…

Bene. Sicuramente vera la prima parte, ma sulla seconda non ci metterei la mano sul fuoco. Tutte le aziende, infatti, possono commettere reati. Basti pensare che tra i reati presupposto rientrano anche i reati colposi. Inoltre, reati come quelli societari e tributari possono essere commessi da qualsiasi azienda.

Si rischia di complicare il lavoro dei dipendenti

Falso! Il Modello 231 deve necessariamente essere costruito su misura e ciò che si deve evitare è proprio la creazione di procedure non in linea con l’organizzazione aziendale. Spesso si tratta di mettere nero su bianco prassi aziendali già esistenti.

Abbiamo già le certificazioni con le relative procedure

Il Modello 231 non ha nulla a che vedere con le certificazioni. Solamente la sua adozione e corretta implementazione garantisce l’esimente dall’applicazione delle sanzioni. Inoltre, un sistema integrato tra Modello 231 e le varie certificazioni fa sì che non si generino sovrapposizioni di ruoli o, peggio, mancanza di presìdi, duplicazioni di verifiche e azioni correttive, predisponendo o integrando tra loro le varie procedure che insistono sul medesimo processo.

“Sono ulteriori costi per l’azienda”

Vero. Ma proviamo a considerare il rapporto costo – benefici. Esistono finanziamenti a fondo perduto istituiti dall’INAIL che coprono il 65% dei costi sostenuti dalle aziende per il miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori, e l’adozione di un Modello 231 rientra in questi finanziamenti. Si gode di una riduzione dei premi INAIL tra il 5% e il 28% a seconda del numero dei lavoratori. Inoltre, l’adozione di un Modello 231 offre nuove opportunità di business. Al contrario, se l’azienda dovesse incorrere in uno dei reati presupposto i danni sarebbero enormi. Oltre alle sanzioni amministrative, interdittive, la confisca del profitto e la pubblicazione della sentenza, bisogna considerare anche il danno d’immagine che subisce l’azienda. Sono tutti fattori che possono mettere a serio repentaglio la continuità aziendale.

In definitiva, allora,

Icchè lo fo’ a fare?

PERCHÉ è l’unico strumento presente nel panorama legislativo italiano in grado di tutelare realmente l’azienda in caso di commissione di reati presupposto!

PERCHÉ l’adozione di un Modello 231 comporta una importante riduzione dei rischi cui può incorrere una società e, per tale motivo, la normativa previdenziale prevede sgravi contributivi anche al fine di incentivarne l’adozione! L’azienda, infatti, a seconda del numero dei dipendenti può abbattere il premio INAIL in una percentuale compresa tra il 5% e il 28%.

PERCHÉ garantisce gli adeguati assetti organizzativi richiesti ex art. 2086 c.c., garantisce una migliore identificazione dei poteri e delle responsabilità, offrendo una maggiore consapevolezza dei rischi cui si è esposti durante l’attività ordinaria!

PERCHÉ il Modello 231 è riconosciuto dalle Prefetture quale importante strumento di prevenzione dalle infiltrazioni di criminalità organizzata e consente di ottenere un punteggio più alto nella procedura per il Rating di legalità. Il Rating, oltre ad essere spendibile nei rapporti con la Pubblica Amministrazione garantendo un miglior punteggio nella partecipazione ai bandi, è preso in considerazione dagli istituti di credito ai fini della riduzione dei tempi di istruttoria e dei costi per la concessione di finanziamenti.

PERCHÉ offre maggiori opportunità di business, rappresentando il modello 231 un presidio di legalità e utilità sociale dell’impresa. Le società che vogliono tutelare il prestigio del proprio marchio hanno capito la necessità di diffondere e affermare una cultura organizzativa orientata alla compliance e al rispetto dei principi dell’ordinamento garantendo inoltre un maggior livello di affidabilità nelle transazioni commerciali o nell’affidamento di appalti pubblici.

E i contro?

Se sei interessato scrivimi all’indirizzo e-mail studiolegalevaglini@outlook.it.

Avv. Luigi Federico Vaglini

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